Ad un giorno dalle audizioni, in videoconferenza, di esperti sull’attuazione delle deleghe in materia di ordinamento sportivo con particolare riferimento agli Atti di Governo n. 226 (agenti sportivi), n. 228 (semplificazione di adempimenti relativi agli organismi sportivi) e n. 229 (sicurezza piste da sci), torna il Grillo Parlante, approfondendo ed arricchendo il suo intervento, con un auspicio finale, “invece di andare avanti in ordine sparso, si riesce a fare una modifica condivisa?”; e conclude, “sono consapevole di illudermi”. Noi temiamo di sì.
Già nel 2016 fui ascoltato dalla Commissione Istruzione del Senato nell’ambito di una indagine conoscitiva sullo sport che si concluse con la redazione di un ottimo documento rimasto lettera morta.
Il dubbio che queste audizioni servano è rimasto anche dopo quella di ieri. Ma è solo un dubbio.
La meraviglia è dell’assenza in tutta la riforma della componete ludica, forse dimenticando che sport è essenzialmente gioco.
Siamo passati da una situazione, come quella attuale, in cui nessuno è tutelato ad una in cui forse, tutti sono troppo tutelati ad eccezione ….. dei dirigenti delle associazioni e società sportive dilettantistiche.
A loro carico è vero che arriva il contentino della personalità giuridica (sulla quale appare però necessario meglio disciplinare i rapporti con i registri delle persone giuridiche tenuto dalle Regioni – a questo proposito segnalate all’ufficio studi del Senato che, contrariamente a quanto hanno riportato nel dossier a corredo del provvedimento, le sportive che operano sul territorio sono iscritte ai registri regionali che dipendono dall’ente regione e non dalla prefettura …) ma in cambio dovranno:
E qui prima domanda: dovendo pubblicare nel registro anche i bilanci che già contengono questi dati queste comunicazione sono così importanti o costituiscono solo un appesantimento burocratico?
Il tutto …. In parte dalla entrata in vigore della riforma (presumibile primo marzo) e per il rimanente dal primo settembre.
Ci troviamo di fronte a una chiara scelta di “imprenditorializzare” l’attività delle sportive. Scelta che potrebbe essere anche condivisa (siamo sempre stati a favore della lucrativa) ma che avrebbe dovuto trovare il suo sbocco conseguente, appunto, nella possibilità di distribuire utili e remunerare il capitale privato di rischio.
Così oneri senza onori.
Abbiamo una riforma che (forse) risolve i problemi del lavoro ma che non crea nuova occupazione (anzi visti i costi farà perdere posti di lavoro oggi esistenti sia pure precari) non crea sviluppo (non c’è norma che incentivi la pratica sportiva salvo qualche tentativo di facilitare l’assegnazione degli impianti pubblici in palese violazione del codice degli appalti), anzi per i nuovi ostacoli vedrà ridursi il numero delle società operanti sul territorio.
Ma di una riforma avevamo bisogno. Un minimo di tempo c’è ancora. Per favore invece di andare avanti tutti in ordine sparso come si sta facendo ora, si riesce a fare una modifica condivisa?
Sono consapevole di illudermi
Guido Martinelli, Avvocato
Bologna, 6 gennaio 2020