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1° maggio, festa del lavoro, sì, ma di quale ? Corsi on line e la fabbrica delle illusioni

Poteva il Grillo Parlante lasciare passare questa giornata senza un frinito!? Eccovi accontentati! Breve, secca, amara riflessione su di un problema che da sempre lo tormenta e ci ricorda quanta strada ci sia da fare

“Oggi, primo maggio, festa del lavoro. Fra coloro i quali, oggi, possono legittimamente festeggiare troviamo anche i soggetti che lavorano a titolo oneroso, in modo prevalente anche se non esclusivo nello sport dilettantistico e che, fino ad oggi, sono stati inquadrati come collaboratori con la disciplina fiscale tipizzata che non offre, come è noto, alcuna copertura previdenziale e assicurativa.

A questo punto ci ritroviamo a dover fare i conti con una molteplicità di lavoratori (sono arrivate circa 150.000 domande) ai quali l’ordinamento fino ad oggi non ha offerto alcuna tutela.

Qualcuno potrebbe dire che l’art. 5 della legge n. 86/19 delega al Governo il diritto di emanare decreti legislativi di riordino della materia.

Ma, intanto, il mio amico Simone Boschi mi ha messo un tarlo nel cervello. L’art. 1 comma tre della legge di conversione del decreto Cura Italia (legge 24.04.2020 n. 27) prevede la proroga di tre mesi della scadenza dei termini dei decreti legislativi che, guarda caso, sarebbero scaduto entro il prossimo 31 agosto. Data entro la quale dovrebbe scadere anche il termine per i decreti delegati previsti dalla legge di riforma dello sport (l. n. 86/19). Quindi appare remota la speranza di poter vedere questi decreti venire alla luce in tempi solleciti e quindi di dare una sistemazione legislativa a queste prestazioni, che nel frattempo si scontrano con la gravissima crisi legata alla pandemia.

Nel frattempo che fare?

Partiamo da un presupposto. Che molti hanno dimenticato. Esisteva tanti anni fa la Sportass che si denominava la Cassa per la previdenza degli sportivi. Fu sciolta nel 2007 confluendo nell’inps. Andate a vedere i documenti allegati (doc. all. n. 1 e 2). In realtà, nel passato, i lavoratori dilettanti dello sport potevano avere diritto ad una copertura previdenziale volontaria che sta continuando, come dimostrato, a dare prestazioni.

Solo l’art. 96 del decreto Cura Italia e, in particolare, il successivo decreto applicativo, ha espressamente riconosciuto la dignità legislativa di “lavoratori” a questi soggetti nel momento in cui ha riconosciuto loro l’indennità sostitutivo del compenso di marzo di 600 euro.

Quindi anche la notizia odierna da parte del Presidente di Sport e Salute (notizia che, sia chiaro, accogliamo con estremo piacere) della proposta di realizzare una previdenza autonoma per gli sportivi in realtà non è affatto nuova.

Si tratta solo di prendere tesoro della vecchia esperienza della Sportass e di non rifare gli stessi errori. L’ho segnalato perché, se qualcuno lo avesse dimenticato, riaprire quel fascicolo potrebbe essere importante

Ho, poi, provato a fare una ricerca su google alla voce “master sport”. Tra quelli organizzati da Università private e pubbliche e quelli così definiti indetti da scuole di specializzazione privata ho superato i 15 e poi mi sono fermato.

Due domande:

  1. Ma siamo certi che lo sport possa offrire ogni anno a laureati che hanno seguito un spesso costoso master post laurea tanti posti di lavoro “soddisfacenti”?
  2. Qualcuno ha mai fatto una ricerca su quali tipologie di professionalità ha effettivamente bisogno lo sport

Siamo pieni di esperti di marketing, questioni legali e fiscali con ottime preparazioni teoriche ma con pochissima esperienza pratica.

Se voi foste i Presidenti di un circolo tennis, di un circolo velico e riteneste necessario assumere un “direttore” per il vostro circolo dove andreste a prenderlo? Esiste una formazione specializzata per “operatori di centri sportivi?” Eppure il futuro è li. Pensiamoci”

Guido Martinelli

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